RISPOSTA AGLI INQUINAMENTI DA IDROCARBURI E DA ALTRE SOSTANZE NOCIVE

Quando si verificano inquinamenti marini da idrocarburi e/o da altre sostanze nocive, indipendentemente dalla fonte (nave, piattaforma, deposito costiero, condotta sottomarina, ecc.) e dalla causa (accidentale, operazionale o volontaria) interviene il sistema di risposta che si articola in tre livelli di gravità cui corrispondono diversi PIANI OPERATIVI, che coprono tutti gli scenari possibili:

livello 1 – inquinamento medio: è regolamentato dai Piani Operativi Locali (POL) dei Capi di Compartimento marittimo della Guardia Costiera. I piani operativi, predisposti dai Capi dei Compartimenti marittimi, rappresentano la parte operativa del Piano del Ministero della Transizione Ecologica. Stabiliscono a livello locale, tenendo in considerazione tutte le caratteristiche ambientali, socio-economiche nonché le risorse disponibili, tutte le azioni da porre in essere per contrastare eventi di inquinamento in mare piccoli e medi;

livello 2 – inquinamento grave: è oggetto di regolamentazione nel Piano di pronto intervento per la difesa del mare (definito “Piano MiTE”) del Ministero della Transizione Ecologica recentemente approvato con il D.M. 389 del 13 ottobre 2022, che, mobilitando le navi della flotta antinquinamento nazionale, attivando le consulenze tecniche, le sinergie con il Comando Generale delle Capitanerie di Porto e, se necessario, anche gli Accordi internazionali (ad es. RAMOGE), rende possibile una risposta più complessa e articolata; Il testo del “Piano MiTE” in inglese si trova al seguente link: “MiTE Plan” for preparedness and response to Oil and HNS Marine Pollution

Quando l’inquinamento riguarda le coste, le competenze delle attività di gestione, pulizia e messa in sicurezza sono di competenza di Comuni, Provincie e/o Prefetture che, in un’ottica di sinergia istituzionale, sono coinvolti fin dalle prime fasi in cui vi sia un’ipotesi di spiaggiamento dell’inquinamento marino anche per i livelli 2 e 3;

livello 3 – inquinamento gravissimo: è regolamentato dal Piano del Dipartimento della Protezione Civile. Il Piano della Protezione Civile trova applicazione nel momento in cui venga dichiarata l’emergenza nazionale.  Esso si innesta sulle attività già effettuate secondo le direttive del Piano MiTE e disciplina le modalità operative di intervento delle strutture centrali e periferiche del servizio nazionale della protezione civile, coordinate dal Dipartimento stesso ai sensi della Legge 24 febbraio 1992, n. 225.

 

Relazioni con il Reparto Ambientale Marino e il Comando Generale delle Capitanerie di porto

Il Reparto Ambientale Marino (RAM) del Corpo delle Capitanerie di Porto – Guardia Costiera, istituito con la legge 31 luglio 2002, n.179 art. 20, è posto alle dipendenze del Ministro della Transizione Ecologica, con la finalità di assicurare un efficace supporto alle attività di tutela e di difesa dell'ambiente marino e costiero. Il RAM funge da organo di raccordo con il Comando generale del Corpo delle Capitanerie di porto per tutte le questioni legate alla tutela dell’ambiente marino e costiero. Il Comando Generale, attraverso la sua centrale operativa, svolge servizi relativi all'azione di contrasto agli inquinamenti marini e alla vigilanza sulle Aree Marine Protette, anche avvalendosi del sistema integrato di sorveglianza satellitare, nell’ambito di una specifica collaborazione con l’Agenzia Europea di Sicurezza Marittima (European Maritime Safety Agency – EMSA).

 

La flotta antinquinamento del MITE (mezzi, materiali)

Il Ministero della Transizione Ecologica si è dotato, attraverso apposito contratto con la Società Castalia Consorzio Stabile S.C.p.A., di una flotta di mezzi d’altura e di mezzi costieri (9 unità di altura e 23 costiere) operanti in modalità stand-by, con personale allertato h24. Delle 23 unità costiere, 19 unità vengono inoltre utilizzate per una attività sperimentale di raccolta e contenimento del marine litter.

In caso di incidente e sversamento in mare di idrocarburi attraverso un’azione coordinata tra il Coordinamento operativo degli interventi in mare (COIMAR) del MiTE, la Capitaneria di porto e il RAM, le unità navali del Consorzio Castalia intervengono prontamente per contenere e rimuovere l’inquinamento in mare.

Il Ministero si avvale inoltre del CleanSeaNet, un servizio satellitare, gestito su scala europea dall’EMSA (European Maritime Safety Agency), per la pronta rilevazione degli inquinamenti da sostanze oleose in mare e per l’individuazione delle navi mercantili responsabili degli “oil spills”. Il servizio è basato sull’acquisizione di immagini radar trasmesse dai satelliti, che assicurano una copertura su tutte le aree di mare di interesse degli Stati Membri. Nel momento in cui il sistema individua un possibile inquinamento, un messaggio di allerta viene prontamente inviato, entro trenta minuti dal passaggio del satellite, all’Autorità competente, che prende i necessari provvedimenti per l’identificazione del responsabile dello sversamento in mare nonché, se necessario, coordinando gli interventi operativi per la risposta o la mitigazione degli effetti dell’inquinamento.

 

Centro regionale di risposta agli inquinamenti marini del Mar Mediterraneo (Regional Marine Pollution Emergency Response Centre for the Mediterranean Sea-REMPEC)

Il REMPEC (Regional Marine Pollution Emergency Response Centre for the Mediterranean Sea) è uno dei centri di attività regionale (Regional Activity Centre-RAC) della Convenzione di Barcellona; il suo obiettivo è contribuire a prevenire e ridurre l'inquinamento provocato dalle navi e combattere l'inquinamento in caso di emergenza. Il MiTE si avvale del REMPEC per la cooperazione internazionale con i Paesi rivieraschi non UE in caso di eventi di inquinamento marino nelle acque del Mediterraneo. Il REMPEC facilita lo scambio di informazioni tra i Paesi per la cooperazione tecnologica e la formazione tecnico-operativa; agli Stati che lo richiedono, fornisce inoltre assistenza nello sviluppo delle proprie capacità nazionali di risposta agli incidenti di inquinamento in mare. Il Centro regionale REMPEC  è dotato di un sistema di emergenza h24 finalizzato a garantire assistenza in caso di inquinamento, sia attraverso la richiesta di mezzi agli altri Stati, sia attraverso il supporto di un team di esperti nelle varie fasi gestionali e operative laddove si verifichi un evento inquinante.

 

Le tecniche  di pulizia in mare adottate dalla flotta antinquinamento

La scelta sulla tecnica di intervento da utilizzare dipende da molti fattori (come le caratteristiche degli idrocarburi sversati, i quantitativi, le condizioni meteo marine, la presenza o meno di aree sensibili, il periodo dell’anno, le risorse impiegabili, i rischi per le attività socio-economiche, ecc.) e deve pertanto essere attentamente valutata caso per caso.

Al fine di massimizzare la tutela del mare e delle coste, si predilige una lotta allo sversamento che miri a ridurre la presenza dell’inquinante in mare per minimizzare gli effetti negativi a breve, medio e lungo termine sull’ambiente. Ciò si ottiene con azioni di contenimento e rimozione del prodotto inquinante. I mezzi impiegati per il contenimento sono le barriere galleggianti definite panne di contenimento, che possono essere di vario tipo e materiale, secondo le necessità di impiego per la successiva raccolta meccanica dell’inquinante con pompe specializzate nella separazione olio/acqua (definiti skimmer) oppure con prodotti assorbenti. In casi estremi vengono utilizzate tecniche diverse dalla raccolta-contenimento, quali ad es. in situ burning, o la dispersione della chiazza ad opera di prodotti disperdenti. I prodotti assorbenti e disperdenti vengono classificati, secondo la normativa italiana, in tre categorie e devono avere un riconoscimento rilasciato dal MiTE dopo attenta valutazione per essere utilizzati a livello nazionale:

1. prodotti ad azione assorbente inerti: svolgono un'azione assorbente nei confronti degli idrocarburi e sono composti da sostanze inerti dal punto di vista chimico e biologico e possono essere di origine sintetica, minerale, animale o vegetale. Dopo l’uso, essendo contaminati da prodotto petrolifero devono essere recuperati e smaltiti come rifiuti speciali. Se rispettano le condizioni stabilite dai provvedimenti in materia (Decreti direttoriali del 31 marzo 2009 e del 13 marzo 2013 tali prodotti sono riconosciuti come impiegabili in mare e possono essere direttamente utilizzati senza alcuna autorizzazione da parte del MiTE;

Elenco dei prodotti composti da materiali inerti ad azione assorbente riconosciuti impiegabili

2. prodotti ad azione assorbente non inerti: svolgono un'azione assorbente nei confronti degli idrocarburi, ma sono costituiti da sostanze non inerti dal punto di vista chimico e biologico. Possono essere di origine sintetica o naturale e sono insolubili in acqua, tuttavia possono interagire con gli organismi viventi, motivo per cui deve essere preventivamente valutato il grado di tossicità sugli organismi marini;

3. prodotti disperdenti: sono sostanze che, svolgendo una funzione tensioattiva, favoriscono la disgregazione e la dispersione nella colonna d'acqua dello strato di idrocarburi.   Non hanno dunque la funzione di rimuovere fisicamente gli idrocarburi dall'ambiente marino, ma di accelerare i processi di degradazione naturale. I prodotti disperdenti vengono generalmente spruzzati sulla superficie dell’idrocarburo in galleggiamento da mezzi navali o aerei adeguatamente attrezzati.

I prodotti ad azione assorbente non inerti e i disperdenti sono disciplinati dal Decreto 25 febbraio 2011 e s.m. che indica dettagliatamente i requisiti che devono avere tali prodotti per essere riconosciuti idonei, nonché i test e le prove di laboratorio cui devono essere sottoposti al fine di valutarne l'efficacia, la stabilità, la biodegradabilità, il potenziale di bioaccumulo e la tossicità verso gli organismi acquatici.

Elenco dei prodotti assorbenti non inerti o disperdenti riconosciuti idonei.

RESTAURO DEI FONDALI DELL’ISOLA DEL GIGLIO DOPO L’INCIDENTE DELLA COSTA CONCORDIA

L’impatto creato sul fondale dal relitto e da tutte le opere realizzate per la sua rimozione, ha richiesto complessi interventi di recupero dei fondali, per approfondimenti

 

 

 


Ultimo aggiornamento 20.09.2023