Side Event FAO su agricoltura e cambiamento climatico

Bonn, 14 novembre 2017 – Si è tenuto oggi il Side Event “Fostering agriculture in NDC: challenges and opportunity for Africa”, attraverso cui la FAO ha voluto promuovere una riflessione sul nesso tra politiche agricole e obiettivi di riduzione e adattamento al cambiamento climatico.

Renè Castro-Salazar, Vice Direttore Generale della FAO, ha ricordato che l’impatto del cambiamento climatico sull’agricoltura sta riducendo la disponibilità di cibo in vaste aree del Pianeta. Nel 2016, 815milioni di persone nel mondo erano cronicamente denutrite: 38 milioni in più rispetto al 2015. Salazar ha, tuttavia, evidenziato che l’agricoltura può essere anche parte della soluzione: oggi, secondo stime FAO, il 21% delle emissioni di gas serra, a livello mondiale, viene prodotto dal settore agricolo; una transizione verso sistemi agricoli maggiormente sostenibili ridurrebbe nettamente il rilascio di CO2 in atmosfera. Non a caso, nei propri Piani Nazionali (NDC-Nationally Determned Contributions), 126 Paesi citano il settore agricolo come prioritario per le politiche di mitigazione, 104 Paesi lo considerano prioritario per le politiche di adattamento e 32 Paesi fanno specifico riferimento alla Climate Smart Agricolture: un approccio che mette in connessione l’aumento sostenibile della produttività e, dove possibile, le misure di adattamento e mitigazione del cambiamento climatico.

Il Ministero dell’Ambiente promuove un ampio programma per sostenere i Paesi in Via di Sviluppo nell’implementazione dei propri NDC  e collabora con la FAO per favorire, specialmente nei Paesi africani, un approccio che coniughi l’obiettivo della sicurezza alimentare con quello della lotta al cambiamento climatico.

Il Direttore Generale Francesco La Camera ha ricordato che il Ministero dell’Ambiente sostiene  i Paesi in Via di Sviluppo nell’implementazione degli obiettivi di Parigi attraverso accordi di cooperazione bilaterale e multilaterale, spesso posti in sinergia tra loro per ottenere una massimizzazione delle risorse disponibili su un numero limitato di obiettivi prioritari. Tra questi obiettivi rientra la promozione della Climate Smart Agriculture. E’ un esempio di questo approccio la cooperazione con il Botswana, con cui il Ministero dell’Ambiente ha un accordo bilaterale per promuovere progetti che includono, tra l’altro, il contrasto alla deforestazione (anche attraverso il programma Redd +) e la promozione della Climate Smart Agriculture. Al tempo stesso, il Botswana è destinatario di un progetto, sostenuto congiuntamente dal Ministero dell’Ambiente e della FAO, che punta a rafforzare la resilienza dei sistemi produttivi agricoli e dell’allevamento attraverso l’adozione di buone pratiche che valorizzino le tradizioni indigene e l’esperienza acquisita dalla FAO nei progetti di Climate Smart Agriculture. Il canale bilaterale deve dunque agire in stretta sinergia con quello multilaterale. Una grande opportunità  è rappresentata dal Green Climate Fund (GCF), il fondo creato nell’ambito della Convenzione Quadro sul Cambiamento Climatico per assistere i Paesi in Via di Sviluppo nelle politiche e nelle pratiche di contrasto e adattamento al cambiamento climatico. L’Italia nel 2014 si è impegnata a sostenere il GCF con un finanziamento di 250 milioni di euro. Il Direttore Generale ha evidenziato la necessità di una collaborazione tra vari soggetti per sfruttare a pieno le opportunità che questo strumento offre. In particolare, il supporto tecnico della FAO potrà essere particolarmente prezioso per sostenere i Paesi in Via di Sviluppo nella strutturazione di progetti adatti ad essere sottoposti al GCF.

Roberto Ridolfi, Direttore per la crescita sostenibile e lo sviluppo presso la Direzione Generale (DG) della Commissione Europea Sviluppo e Cooperazione (DEVCO) ha messo in rilievo l’importanza di agire insieme, per obiettivi comuni coinvolgendo e incentivando il settore privato. Il sistema imprenditoriale, infatti, tende a non intervenire nel settore agricolo perché i tempi per i risultati e i rischi dell’investimento sono disincentivanti. La collaborazione a più livelli deve tendere proprio ad abbassare tali rischi.  

 

 


Ultimo aggiornamento 15.11.2017