La Direttiva europea sulla Strategia Marina

La Direttiva Quadro sulla Strategia per l’Ambiente Marino (MSFD-2008/56/CE) rappresenta un importante strumento di governance del sistema mare, promuovendo l’adozione di strategie complesse mirate alla salvaguardia dell’ecosistema marino per il raggiungimento del Buono Stato Ambientale (Good Environmental Status – GES) .

 

      

 

Per buono stato ambientale delle acque marine si intende la capacità di preservare la diversità ecologica, la vitalità dei mari e degli oceani affinché siano puliti, sani e produttivi mantenendo l’utilizzo dell’ambiente marino ad un livello sostenibile e salvaguardando il potenziale per gli usi e le attività delle generazioni presenti e future (Art. 3, paragrafo 5 MSFD-2008/56/CE)

 

L’utilizzo delle risorse marine e dei servizi ecosistemici deve, inoltre, essere ad un livello sostenibile, in modo tale che la struttura, le funzioni ed i processi degli ecosistemi che compongono l’ambiente marino funzionino pienamente e siano in grado di mantenere la loro resilienza.

Basandosi sull’applicazione dell’approccio ecosistemico alla gestione delle attività umane, la Strategia Marina si configura come il pilastro ambientale della Politica Marittima Integrata europea.

L’implementazione della Direttiva 2008/56/CE (recepita in Italia con il decreto legislativo 13 ottobre 2010, n. 190), unitamente all’applicazione di tutte le altre politiche unionali per la protezione ambientale, garantisce una corretta gestione e tutela dell'ecosistema marino e al contempo, uno sviluppo economico e sociale sostenibile. Il raggiungimento di tale duplice obiettivo è previsto anche grazie all’azione sinergica della Strategia Marina con la Pianificazione dello  Spazio Marittimo, la cui competenza primaria, in Italia, è posta in capo al Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibile.

Insieme alle altre Direttive Europee, in particolare le Direttive Habitat (92/43/CEE), Uccelli selvatici (2009/147/CE), Acque (2000/60/CE) e ad altri strumenti normativi come la Politica Comune della Pesca (PCP, Reg. UE 1380/2013), la Strategia per l’ambiente marino garantisce, inoltre, un robusto quadro politico e giuridico per l’adempimento degli impegni internazionali relativi alla protezione della biodiversità marina, come ad esempio la Convenzione sulla Diversità Biologica (CBD) e la Convenzione di Barcellona per la protezione del Mediterraneo (UNEP/MAP).

La natura transfrontaliera dell’ambiente marino rende, inoltre, indispensabile l’utilizzo dello strumento della cooperazione regionale tra gli Stati che si affacciano sullo stesso mare, anche attraverso l’implementazione di convenzioni marittime regionali, al fine di addivenire ad una appropriata e sempre più efficace governance e di individuare metodiche di analisi e monitoraggio condivise e coerenti. All’interno della Direttiva Quadro la cooperazione riveste particolare rilevanza al fine di individuare obiettivi e linee di intervento comuni a tutti i Paesi che condividono lo stesso bacino, anche Paesi terzi, per il superamento di problematiche di natura transfrontaliera come, ad esempio, quelle dei rifiuti marini (“marine litter”).

La Direttiva ha suddiviso le acque marine europee in 4 regioni: Mar Baltico, Oceano Atlantico nordorientale, Mar Mediterraneo e Mar Nero, e per alcune di queste ha provveduto ad un’ulteriore suddivisione individuando delle sotto-regioni. Nel Mediterraneo sono state individuate tre sub-regioni:

a) il Mediterraneo occidentale,

b) il mar Adriatico e

c) il mar Ionio e Mediterraneo centrale.

Le acque italiane appartengono a tutte e tre le sottoregioni.  

La Direttiva quadro ha stabilito l’elaborazione, da parte degli Stati membri, di una strategia marina edificata su una valutazione iniziale, sulla definizione del buono stato ambientale, sull’individuazione dei traguardi ambientali e sull’istituzione di programmi di monitoraggio.

L’articolazione della Strategia Marina prevede pertanto l’implementazione di un processo evolutivo ciclico, costituito da cinque fasi successive. Ogni fase, basata sull’approccio ecosistemico, deve essere revisionata ed eventualmente aggiornata ogni sei anni, secondo il principio di gestione adattativa (che prevede un monitoraggio costante al fine di migliorare l’efficacia della gestione nel tempo).

Le diverse fasi, di seguito elencate, sono legate le une alle altre e vedono il proprio compimento nel Programma di Misure, principale strumento per il raggiungimento degli obiettivi fissati da ciascuno Stato Membro (GES e Target).

Il Programma di Monitoraggio ha dunque lo scopo di valutare lo stato ambientale marino e di verificare l’efficacia delle misure dispiegate per il conseguimento del buono stato ambientale. Nello specifico, le cinque fasi sono:

• Valutazione Iniziale dello stato dell’ambiente marino, dell’impatto delle attività antropiche e degli aspetti socio-economici dell’utilizzo dell’ambiente marino e dei costi del suo degrado, condotta sulla base degli “elenchi indicativi di elementi dell'ecosistema, pressioni antropogeniche e attività umane pertinenti per le acque marine”, contenuti nell’allegato III della Direttiva (art. 8);

• Determinazione del Buono Stato Ambientale (GES) sulla base degli undici descrittori qualitativi di cui all’allegato I della Direttiva Quadro (art. 9);

• Definizione dei Traguardi Ambientali (Target) e degli indicatori ad essi associati (art. 10);

• Elaborazione dei Programmi di Monitoraggio per la valutazione continua dello stato ambientale delle acque marine, in funzione dei traguardi ambientali adottati (art. 11);

• Elaborazione di uno o più Programmi di Misure, finalizzati a conseguire o mantenere un Buono Stato Ambientale (art. 13).

 

Ogni elemento della Strategia, secondo l’Art. 19 della Direttiva, prima di essere comunicato alla Comunità Europea attraverso un sistema di reportistica standardizzato, deve essere sottoposto a consultazione pubblica

Al termine di ogni ciclo, di sei anni, la Strategia delineata viene sottoposta a valutazione ed eventualmente ad aggiornamento (Fig.1).

 

 

Figura 1 - Cicli di attuazione della Strategia Marina: tempistica di definizione del I ciclo (2012 – 2018) e suo aggiornamento durante il II ciclo (2018 – 2024)

 

L’Articolo 20, paragrafi 1 e 3, della direttiva, prevede che la Commissione pubblichi periodicamente (entro due anni dal ricevimento di tutti i programmi di misure per il primo ciclo di attuazione e, successivamente, ogni sei anni) una relazione sull'attuazione della strategia. La Commissione valuta ciascuna fase delle strategie nazionali, individuando le carenze attuative e fornendo orientamenti ai singoli Stati membri.

In considerazione di quanto previsto dal nuovo Green Deal europeo e in ottemperanza all’art. 23 della direttiva, è stata da poco avviata la sua periodica revisione, nell’ambito del Coordinamento sovranazionale (Common Implementation Strategy) la cui struttura prevede diversi tavoli comunitari per l’implementazione della Strategia Marina. Le attività di revisione dovranno concludersi entro il 15 luglio 2023.

 

PER APPROFONDIRE

Portale sulla Marine Strategy dell'Unione Europea

Approccio ecosistemico

Coordinamento sovranazionale 

 

 

 

 


Ultimo aggiornamento 10.05.2022